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14 luglio 2006

Tempo di sentenze

Vorrei che per una volta l'italianissima moda di discutere sulla giustizia italiana scompaia. Le sentenze di primo grado che tra poco verranno lette dall'avvocato Cesare Ruperto non dovrebbero essere messe in dicussione. Tante parole sono state spese contro questo processo: troppo veloce, con motivazioni politiche, l'inutilità di colpire le società al posto dei dirigenti, la parzialità delle intercettazioni telefoniche prese in esame. Tutto vero: se il processo avesse dovuto avere tempi giusti il prossimo campionato non si sarebbe dovuto disputare. Siete sicuri che i tifosi, che molti invocano per difendere le proprie squadre, sarebbero concordi con questo? La risposta è no, infatti. Tutti coloro che hanno indagato su "calciopoli" sono nomi autorevoli e che rappresentano una garanzia per l'equità della sentenza di primo grado. Se le società vogliono ancora che questo sport sia rispettato in Italia, dovrebbero evitare strascichi giudiziari. Si dovrebbero accettare con serenità le decisioni, perchè questo calcio è malato e va pulito. Senza paragoni tra una squadra e l'altra, perchè la gravità di ogni situazione è ben nota alla Corte d'Appello federale. Si vogliono verdetti giusti e non una giustizia esemplare. Siamo sicuri che chi ha indagato ha svolto al meglio il proprio dovere.

Carlo


 
Non voglio dimostrare niente, voglio 
mostrare. Federico Fellini